IL VIVANDIERE

di Raimondo Rotondi

 

Antonio ha un modo particolare di entrare nel bar.

Apre la porta appena il minimo necessario e sguscia dentro di lato, richiudendola poi subito.

E' magrissimo. Riesce a passare nello spazio in cui passerebbe, a malapena, un gatto. Quando la porta è aperta, sguscia lo stesso di lato, tenendosi accosto al battente. L'ho visto fare sempre così, da quando lo conosco. Saranno una trentina d'anni.

La prima volta che lo incontrai mi raccontò come aveva fatto a smettere di fumare.

Da allora, ogni volta che lo incontro, mi racconta come ha fatto a smettere di fumare.

Antonio, da trent'anni a questa parte, smette di fumare in continuazione. Racconta come aveva fatto a smettere, prima che l’incontro con me lo facesse ricadere nel vizio.

Nel frattempo, fuma metà delle mie sigarette.

Antonio non ha mai fumato una sua sigaretta in tutta la vita.

Adesso lo vedo sgusciare di lato nella fessura della porta. Cerco le sigarette e le appoggio sul tavolo, facendo finta di niente.

So già che si siederà, saluterà in modo banale e dirà qualche banalità sul tempo.

Io risponderò in modo banale al saluto banale e dirò, a mia volta, qualche banalità sul tempo.

Finiti i convenevoli, Antonio accenderà una delle mie sigarette ed inizierà a spiegarmi quanto fa male fumare.

Intorno alla terza sigaretta, a volte la quarta, racconterà che aveva smesso, ma la tentazione del mio pacchetto è stata troppo forte.

E' rassicurante Antonio. Puoi prevedere ogni sua azione.

Questa mattina, però, c'è qualcosa di diverso. Antonio arriva e si siede. Salta tutti i preliminari ed accende subito una, mia, sigaretta.

Poi prorompe:

- Questi delinquenti! -

- Cos’è successo? -

- Non me ne parlare! Assassini sono, nient'altro che assassini! -

- Chi? -

- Lasciami perdere! Non li voglio neanche nominare! Lo scarto della feccia della terra!

Si danno tante arie, ma li conosco tutti, ad uno ad uno. Conosco loro, le mamme, le nonne... -

Antonio inizia un lungo e concitato sproloquio, difficile da seguire.

Parla di gente di malaffare, dedita a tutte le branche del crimine.

Costoro hanno, addirittura, dato inizio alla maggior parte delle attività criminali esistenti.

Sono "addetti" allo sfruttamento della prostituzione, al furto, alla rapina ed all'assassinio, da "almeno" sette generazioni.

Antonio, ha regalato, a questi esseri abominevoli, abbacchi e  polli...

- ... e mio padre pure: quanti abbacchi, quanti polli! -

Anche il padre di Antonio, ha regalato abbacchi e polli agli assassini.

- ... e mio nonno ... -

Anche il nonno!

La malavita locale si nutre, da generazioni, con gli abbacchi ed i polli forniti dalla famiglia di Antonio.

- ... e le cannate d'olio... -

La famiglia di Antonio fornisce anche l'olio.

- ... ed il vino, i prosciutti... -

Continua ad elencare ogni sorta di ben di Dio.

I suoi quaranta chili scarsi di peso sembrano scomparire, di fronte all'enorme quantità di vettovaglie. 

La famiglia di Antonio avrebbe nutrito, da sempre, alcuni dei peggiori rappresentanti della razza umana.

A suo dire, questo sarebbe avvenuto a titolo gratuito.

Continua a parlare, ribadendo che si tratta proprio di lenoni, prostitute, ladri, assassini e quanto di peggio esista sulla terra.

All’improvviso vedo Antonio in una luce diversa.

Lo scroccone strambo e simpatico, che da anni fuma alle mie spalle, è ammanicato con i peggiori esponenti della malavita locale.

Li rifornisce di generi alimentari.

Mi spiego adesso le movenze guardinghe e quello strano modo di entrare dalle porte.

Frequenta un ambiente in cui è bene stare sempre in guardia.

Deve essere sorta qualche controversia, in merito all'ultima fornitura di cibarie, ed Antonio è venuto a lamentarsi da me.

Mi rimetto in tasca le sigarette.

Il vivandiere della malavita, se vuole smettere di fumare, deve farlo a sue spese.