DUE STUDENTI

di Raimondo Rotondi

 

Voi due, forse tre, che mi leggete avete fatto l'amore in macchina, qualche volta.

Non starò, allora, a raccontarvi i particolari.

Ero intento a quella piacevole occupazione, quando un rumore strano mi disturbò. Proveniva da dietro una macchia d'alberi, alla destra della macchina. Non era molto forte: solo un lieve ronzio metallico.

Io non posso dire di essere coraggioso. In me coesistono coraggio e paura, in uguale misura ed in continua lotta tra loro. Il più delle volte è la paura ad avere la meglio.

Quella sera il coraggio ottenne una clamorosa vittoria. Mi armai di telefonino e, indossando solo scarpe e mutande, mi avviai a vedere di cosa si trattava.

Mentre attraversavo il gruppo d'alberi, il ronzio diventava più forte. Si cominciava ad intravedere un chiarore verdastro.

Alla fine degli alberi, c'era una radura. In mezzo alla radura... un UFO!

Vi sembrerà strano, ma non ero nè impaurito, nè meravigliato.

Era una specie di tinozza d'alluminio, grande più o meno quanto una roulotte. I finestrini rotondi erano illuminati ed al centro c'era la porta, aperta, con una rampa poggiata a terra. L'alluminio era grezzo, senza verniciatura e scritte. Aveva un aspetto grossolano, come quello delle vecchie gavette militari. S’intravedevano anche graffi ed ammaccature.

Il ronzio metallico aveva qualcosa d’irregolare, come il minimo di una cinquecento truccata.

La luce verdastra che illuminava la scena cambiava, a tratti,  d'intensità.

Nel vano della porta si vedeva una figura umana (umana?).

Incontri ravvicinati del terzo tipo!

Io terrestre, in mutande e col telefonino in mano, mi apprestavo ad incontrare un extraterrestre. Per fortuna, le mutande erano firmate ed il telefonino di ottima marca.

Dalla rampa scese un uomo dall'aspetto umano, con una tuta stazzonata di colore grigiastro.

Era fatto proprio come un uomo, soltanto più pallido. Mentre si avvicinava, vedevo che era molto pallido, proprio tanto. La pelle era completamente bianca: bianco latte. Nell'insieme  non era, però, tanto diverso da noi. Somigliava un po’ al mio fornaio.

Aveva in mano qualcosa. Pareva un telefonino e stava componendo il numero. Il mio cellulare squillò.

- Pronto! -

- Buonasera! -

- Buonasera. Chi è? -

- Sono l'extraterrestre che hai di fronte. -

- Parla... parli la mia lingua? -

- No! Questi aggeggi che avete inventato funzionano da traduttore simultaneo. Non sappiamo ancora perché.-

- Si dice che li abbiamo copiati da voi, pensa! -

- Può essere, ma li avete copiati male e funzionano meglio. I nostri scienziati non riescono a capirci niente. Con uno di  questi cosi, riesco a parlare con Sora come se niente fosse. -

- Ci mancherebbe! Sora sta qui a due passi. Arrivano molto più lontano. -

- Come? Ah, no... aspetta. Il traduttore simultaneo non riesce a tradurre tutto. Quando dico il nome del mio pianeta lo sostituisce, per default, col nome di una città locale. Io abito a Sora, capito? Col telefonino terrestre riesco a tenermi in contatto con la famiglia. Prima era impossibile. -

- Come ti chiami? -

- Io mi chiamo Mario Rossi ed il mio compagno Rossi Mario. -

- Vi chiamate allo stesso modo! -

- No! Io Mario Rossi e lui Rossi Mario. Capito? -

Avevo capito: scherzi del traduttore. Gli dissi il mio nome. Chissà cosa tradusse il telefonino.

- Proprio come il poeta! -

- Avete un poeta che si chiama Felice Pastore? -

- Si! A Sora è famosissimo. -

- Anche ad Arpino. -

- Non lo so. Non conosco quel pianeta. -

- Ha scritto, per caso, la... poesia della ginestra? -

- Si! L'ho studiata a scuola: la ginestra, sul lago, che guarda il gabbiano… Adesso non me la ricordo più tanto bene. Come fai a conoscerla? -

- E' una storia lunga. -

- Voi terrestri siete una continua sorpresa. -

- Anche voi extraterrestri. Cosa fate da queste parti? -

- Siamo studenti. La vostra tecnologia è molto richiesta ed il corso di specializzazione sulla Terra dà punteggio per i concorsi. Almeno dovrebbe. Alla fine, si sa, se non hai le raccomandazioni... -

- Anche da voi funziona così? -

- Anche da noi funziona così! -

- E cosa studiate, di sera, su una collina deserta? -

- Tanto deserta non è. Vediamo tante macchine che salgono e si fermano al buio. Vorremmo sapere cosa combinate qui sopra. -

- Ah beh... cioè... insomma. Non so bene da dove cominciare... mi trovo sempre un po' in imbarazzo a parlare di queste cose... -

- Non ho capito niente. -

- Voi... siete mammiferi? -

- Mammiferi? -

- Si, insomma, come avviene la vostra riproduzione? -

- Come la vostra. Voi avete scoperto che il nostro DNA è identico al vostro. Potremmo incrociarci e, prima o poi, avverrà. -

- Noi abbiamo scoperto una cosa del genere? -

- Si, ma non ve ne siete accorti. Cosa c'entra la riproduzione, però? -

- Beh! Quello che facciamo qui sopra ha qualcosa a che fare con la riproduzione, anche se non è del tutto esatto. Diciamo che è come... Accidenti! Non so spiegarvelo. Avete mai sentito parlare d'amore? -

- Amore ? - Iniziò a ridere, anzi: a sganasciarsi dalle risate.

Chiamò anche l'altro e gli disse qualcosa. Subito dopo, tutti e due cominciarono a ridere e non la finivano più.

Ogni tanto mi indicavano. Questo sembrava rendere ancora più forte la loro ilarità.

Che razza di maleducati!

Stava per nascere un incidente interplanetario, quando, di colpo, si fermarono.

- Scusa, amico, non stavamo ridendo per te. E' che ci eravamo proprio sbagliati. Noi pensavamo che questo avesse a che fare con la vostra tecnologia ed invece...- Ricominciò a ridere.

Questo era troppo! Spensi il telefonino e me ne andai. Mentre arrivavo alla macchina vidi un bagliore velocissimo nel cielo, come una stella cadente al contrario.

Lei mi chiese: - Dove sei stato, tutto questo tempo? Mi hai lasciato qui al buio, da sola… Stavo morendo di paura.-

- C'erano due studenti di... Sora. -

- E cosa volevano? -

- Seccatori. -

- La terra è piena di seccatori. -

- Vengono anche da fuori... -