È MORTO PASQUALE

di Raimondo Rotondi

 

- Lo sai chi è morto ? -

- No ! - Risposi, inquadrando il tizio che aveva parlato.

Lo conoscevo di vista, come tipico intrattenitore da bar, ed il saluto non era il massimo dell’allegria.

- E’ morto Pasquale ! -

- Chi Pasquale ? -

- Pasquale l’autista. -

Bella precisazione! Nel nostro paese metà dei maschi si chiama Pasquale e metà dei Pasquali lavora come autista. Anch’io, in fondo, sono un Pasquale che ha fatto, anche, l’autista.

Borbottai: - Mi dispiace. Di cosa è morto ? - Ma non avevo capito di chi si trattava.

- Quel pazzo! Ha combinato un disastro! A centosessantacinque era fermo il contachilometri! Capito? Cen-to-ses-san-ta-cin-que! - Sillabò - Un volo di cento metri!

Ha spezzato un pioppo a cinque metri d’altezza. Non si riconosceva quando l’hanno tirato fuori.-

I tipi come Tizio, raccontano gli incidenti sempre allo stesso modo: pioppo, contachilometri ed altri particolari di maniera, che sarebbero seguiti.

Quella mattina non avevo voglia di sorbirmi l'accurata descrizione del cadavere.

Immaginai, con un brivido, la malcelata compiacenza per i particolari più raccapriccianti e penosi.

Si tratta di un classico. Gli intrattenitori da Bar, come Tizio, arrivano a proporre interpretazioni di rara maestria. Non tutte le giornate sono adatte ai classici, però.

Preferii tagliare corto, pagando il minimo della tariffa:

- Cosa posso offrirti ? -

- Il solito - Mugugnò Tizio.

Il barista si affrettò a versare, con espressione indecifrabile, l’ennesimo “solito” della mattinata.

Aveva qualcosa d'ironico negli occhi, mentre pagavo la consumazione. 

Tizio, però, pareva insoddisfatto.

In qualche modo avevo leso il suo orgoglio.

Gli intrattenitori da Bar cercano di sorvolare, sulla parte venale del loro lavoro.

Non vorrebbero sembrare scrocconi, come sembrano. Vorrebbero fosse riconosciuta la loro capacità d’intrattenere: “grande” capacità,  ricompensata,  soltanto in “piccola” parte, dalle “magre” consumazioni offerte.

Io volevo imboccare la porta e togliermi di torno quel seccatore.

Tizio fiutò la fuga della preda e, con professionalità acquisita in anni,  riuscì a porsi tra me e l’uscita.

- Non era cattivo! – Disse.

Avevo di fronte un osso duro: un vero professionista del ramo.

Borbottai qualcosa sui giovani e le discoteche, cercando di guadagnare, comunque, la porta.  La fortuna non era dalla mia parte.

- Quale giovane? Aveva più di cinquant’anni. Era nonno! -

I nonni non dovrebbero andare in giro a schiantare pioppi, pensai, sfruttando un piccolo varco per avanzare di un altro passettino.

Ricordai che anch’io ero nonno.

- Eh! Ma pensava di essere  sempre giovane. La turbo rossa s’era comprato, figurati! -

Bella macchina la turbo rossa! Ero contento d’averla comprata, nonostante le critiche dei compaesani...

Suonò un campanello d’allarme, lontano, da qualche parte.

Tizio sentì la mia perplessità e chiuse il varco in cui mi stavo intrufolando.

- Dove abitava questo Pasquale ? - Chiesi perentorio.

Tizio sobbalzò. Non se lo aspettava e non lo sapeva.

Lo squadrai con l’espressione truce che significava più o meno: - Se non me lo dici, prima di ottenere un’altra consumazione, dovrai passare sul mio cadavere. –

Tizio sembrava confuso. Rivolse al barista un cenno interrogativo.

Il barista era un uomo solido, di rozza, ma efficace, visione della vita.

Al mondo esistono due categorie di persone: i giusti, che stanno dietro il bancone, e gli altri.

Tizio faceva parte della seconda categoria: che si arrangiasse, dunque.

Disse questo senza battere ciglio e senza profferire parola.

Tizio dovette fare appello a tutta la sua competenza professionale per riaversi:

- Ci penso io! -  Disse.

Si affacciò alla porta del Bar, badando a tenerla impegnata.

Chiese al primo che passava: - Dove abitava Pasquale ? –

Il primo che passava non conosceva Pasquale, ma conosceva Tizio. La risposta non fu per niente gentile.

La risposta per niente gentile del primo che passava richiamò quello del negozio a fianco. Tizio poté interrogarlo senza abbandonare la posizione strategica.

Quello del negozio a fianco non lo sapeva. Dovette chiederlo a quello del negozio di seguito che, non sapendolo, lo chiese...   

Dopo un complicato passaparola, che coinvolse tutto il centro storico, venimmo a sapere che Pasquale abitava... a casa mia.

Sotto il mio stesso tetto, a mia insaputa, non poteva abitare un altro Pasquale con un’altra turbo rossa. Conclusi che “Pasquale l’autista” ero io.

Durante la notte, seppi dopo, avevano rubato, in un paese vicino, una macchina identica alla mia. Il ladruncolo voleva, forse, fare un giro ad alta velocità.

La turbo rossa aveva capito che l’asino al volante non era all’altezza dei suoi, troppi, cavalli.

E' una vera macchina da corsa, ma conserva la solida saggezza delle origini contadine.

Non ha mai dimenticato che suo nonno era un trattore.

Aveva pensato bene di fermare quell’incosciente.

Scelto un punto non pericoloso, si era rifiutata d’imboccare una curva, piantandosi in un campo coltivato.

In quella posizione era stata vista all’alba dai primi passanti, che avevano pensato fosse la mia.

Come, poi, da una macchina quasi intatta, si fosse arrivati al pioppo ed al morto, lo ignoro.

In quel momento, però, ignoravo anche i retroscena.

Non ignoravo, invece, che Tizio aveva sparlato, per chissà quanto tempo, di una persona defunta a me particolarmente cara.

Era evidente che Tizio non conosceva affatto Pasquale e non sapeva quanto il morto fosse suscettibile.

Si era precluso, per chissà quanto tempo, ogni mio contributo finanziario alle sue imprese.

Così pensavo, puntando verso la porta, bloccata da Tizio, come se Tizio non ci fosse.

Non fu necessario usare la forza.

A Tizio bastò uno sguardo per capire che doveva scansarsi.

Mentre uscivo, sul volto del barista passò un impercettibile lampo di approvazione.

Ero frastornato. A mia insaputa ero morto. Gli intrattenitori da bar facevano scempio del mio cadavere. Mi sentivo, però, in perfetta forma ed era una magnifica giornata. La primavera dipingeva capolavori sulle colline circostanti.

Il mio amico Felice, arrivando, interruppe queste riflessioni.

- Sai cosa mi è successo ? - Dissi.

- Cosa ? -

- Sono morto ! -

- Si, l’ho sentito dire. -