ERA
UNA NOTTE...
di
Raimondo Rotondi
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Eccomi! Scusa il ritardo. -
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Cara Immaginazione, non ci siamo. Non puoi farmi aspettare così. Lo sai che ci
tengo, a scrivere qualcosa tutti i giorni. -
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Sono pronta, puoi cominciare. -
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Inizio, allora:
"Era
una notte buia e tempestosa.
Gli
alberi gemevano, contorcendosi sotto l’urto del vento. Incessanti valanghe
d’acqua annegavano i contorni d’ogni cosa. Le colline annichilite nella
tempesta... "-
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Cos'è questa roba? -
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L'inizio. Dobbiamo evocare l’atmosfera da tregenda. Poi daremo vita alla fosca
vicenda tenebrosa, che ho già in mente. Comincia ad inventare truculenze,
intanto che finisco il prologo.-
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Lascia stare. Non mi piace l’horror. Non ne posso più d’inventare mostri. Non
mi vengono neanche bene… -
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E' l'articolo più richiesto; lo sai benissimo. Mi chiedono soltanto horror e "non
racconti". -
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L’horror non mi piace. L'ultimo che hai scritto, mi ha fatto star male una
settimana: diciassette morti sgozzati, in dieci cartelle! Non si può scrivere
una cosa del genere! -
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"Le fusa del gatto" è stato un successo. Dovremo rimanere su
quel genere, per un po'. -
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Cambia immaginazione, allora. Questo lavoro non fa per me. -
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Non posso cambiare immaginazione. Sono trent'anni che ti coltivo apposta. -
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Allora cambia genere. L'horror non lo sopporto e basta! -
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Questa volta potremmo anche scrivere qualcosa d'amore. Senti un po':
"Era una notte buia e tempestosa. Luisa,
inseguendo tristi pensieri, guardava gli alberi torturati dal vento... "-
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Chi è Luisa? -
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La protagonista. Vive sola, in una casa solitaria. Il suo grande amore,
Alessandro, è partito e non si è fatto più sentire. Guardando la tempesta che
infuria all'esterno, inizia a rievocare la sua storia d'amore.
Finito
il racconto, bussano alla porta: Alessandro è tornato.
Si
amano davanti al camino acceso, mentre fuori continua ad infuriare la tempesta.
Ci
mettiamo anche una robusta scena erotica. Da parecchio tempo ho in mente di
scriverne una. Che ne dici?-
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Potrebbe andare. I romanzi d'amore, però, sono lenti. Hanno bisogno di spazio.
Quanto ne abbiamo? -
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Massimo tre A4 standard. -
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Allora non ci siamo. Ricomincia. -
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"Era una notte buia e tempestosa..." -
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Ma devi iniziare, per forza, con la notte buia e tempestosa? -
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Sono trent'anni che sogno di iniziare così. Non ci sono mai riuscito. -
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Non ci riuscirai neanche questa volta. Cambia orario e condizioni
atmosferiche.-
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"Un radioso tramonto infiammava le colline..." -
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Non va bene neanche il tramonto. E' mezzogiorno e siamo nel deserto. Il
cavaliere impolverato... Scrivi! Cosa aspetti? -
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Come cavolo inizio? "E' mezzogiorno e siamo nel deserto"? -
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Lo scrittore sei tu, mica io. Descrivi il mezzogiorno nel deserto. A me non
pare difficile. -
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A me si. Non sono mai stato nel deserto e, nel caso mi passasse in testa di
andarci, non ci andrei a mezzogiorno. -
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Neanche il nostro cavaliere, ci va a mezzogiorno. Si trova nel deserto, a
quell'ora, dopo averci passato gli ultimi... Non so. Facciamo venti. Ha passato
nel deserto gli ultimi venti giorni. E' allo stremo delle forze. Si è nutrito
di lucertole, bevendo l'acqua dei cactus. -
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Che schifo! Ed io dovrei scrivere questa roba? -
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È un western. Non hai mai visto film western? Prendila da lì la descrizione. -
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Quelli che ho visto, sono stati girati in Sardegna, in Abruzzo ed anche da
queste parti, in Ciociaria. Cosa descrivo? -
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Non sei capace di descrivere la Ciociaria? -
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Non ci sono deserti in Ciociaria. -
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A me serve la descrizione del deserto a mezzogiorno. Senza di quella non
possiamo andare avanti. Fai come ti pare, ma scrivila. -
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"Il sole fuoco, la sabbia fornace. Dolorose e roventi fiamme infernali
lambivano la gola arsa del cavaliere..." Diamogli subito un nome. Come
lo chiamiamo? -
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Non so. Tu che dici? -
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Non dico niente. E' venuto in mente a te, il cavaliere desertico. A me sta pure
antipatico. Anzi, lo faccio morire subito: "Pensava d'essere già morto,
quando un lampo, invisibile nel chiarore abbacinante delle dune, pose fine,
davvero, alla sua vita disperata..." -
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Allora sei fissato. Abbiamo appena iniziato e mi fai morire il personaggio
principale. -
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Non piaceva neanche a te. L'hai piazzato per venti giorni nel deserto, a
lucertole e cactus. Non dirmi che volevi farlo morire di vecchiaia. -
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Va bene: il cavaliere è morto. Vediamo come fai a continuare. -
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Levo di mezzo il deserto e ricomincio da capo:
"Era una notte buia e tempestosa. Gli
alberi, investiti dalla forza impietosa del vento, gemevano e scricchiolavano,
urlando di dolore. Rami interi cedevano, schiantati dal ruggito infernale della
tempesta. Di quei rami, sparsi a terra, si servirono i lettori per fabbricare
randelli."
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Che cavolo stai dicendo? -
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Comincia a correre, mentre scrivo la parola fine. Poi te lo spiego… -
FINE