Ursus Arctos Horribilis

di Raimondo Rotondi

 

Un lupo spelacchiato, dall’aspetto dimesso, si era piantato in mezzo al sentiero e ringhiava.

Lo sguardo bovino non lasciava presagire nulla di buono.

I lupi dallo sguardo bovino sono i peggiori: tanto più sospettosi ed aggressivi, quanto meno capiscono.

I lupi in genere sono, comunque, una vera seccatura.

Passano le giornate a ricordarsi l’un l’altro chi comanda e chi no.

Il lupo alfa è un generale che dirige un esercito di smemorati.

Nessuno lo riconosce. Persino sua moglie, la lupa alfa, lo confonde spesso con qualcun altro, di solito più giovane ed attraente.

Stravede per il marito e tende a vederlo migliore di quanto non sia.

Il lupo alfa, seccatissimo, si vede sempre ignorato dai sottoposti. Ogni volta che ne incontra uno, svariate volte al giorno, è costretto ad ululare:

- Sono il lupo alfa, perché non saluti? -

- Dimostrami che sei il lupo alfa. -

- Sono il lupo alfa, perché sono più forte e mordo più forte. Senti? -

- Ahia! Si! Adesso saluto, faccio la sottomissione, ecc. ecc. -

La stessa cosa succede al lupo beta, al lupo gamma, al lupo delta e così via.

Un solitario, come me, non ha voce in capitolo.

Però, visto che vivono in branco e ci tengono alla gerarchia, potrebbero organizzarsi meglio.

Suggerirei dei gradi sulla pelliccia, ad esempio, o qualcosa del genere.

In questo modo potrebbero risparmiare tempo da dedicare all’arte, alla cultura ed all’istruzione in genere.

Se avesse studiato, il lupo bovino, avrebbe ragionato così:

 

1)      l’animale che hai di fronte è un grizzly;

2)      il grizzly non fa parte nè del branco nè della sua gerarchia;

3)      i lupi non hanno alcun interesse a scontrarsi con i grizzly;

4)      i grizzly non hanno alcun interesse a scontrarsi con i lupi;

5)      scansati, cretino, e lascialo passare!

 

Non aveva studiato, il lupo bovino, e non aveva intenzione di scansarsi.

Io, in piena stagione degli amori, avevo appuntamento con una certa orsetta.

Sapete come vanno queste cose: una cenetta, a lume di lucciole, con miele, bacche succulente e mele fermentate (il nostro champagne), in un delizioso boschetto fuori mano.

Questo imbecille voleva coinvolgermi, invece, in uno stupido scontro a base di ringhi, unghiate, morsi e... spezzatino di lupo.

Non c’è niente da fare: un lupo cretino ha una concezione cretina della vita.

Mi toccava ricorrere alla sceneggiata che odio.

Ci volevano un sasso ed un tronco. C’erano.

Appoggiai la zampa sul sasso (per me era un sasso, per il lupo era un masso) e, senza sforzo, lo feci volare via a diversi  metri di distanza.

Nello sguardo bovino passò l’ombra del dubbio.

Era la volta del tronco. Lo feci a pezzi con un’unghiata feroce, badando a far schizzare schegge dappertutto.

Bovino indietreggiò.

Toccava al pezzo forte. Mi alzai, sulle zampe posteriori, in tutta la mia statura (sono alto 2 metri e ottanta e peso 400 chili) e, sferzando l’aria con gli artigli, lanciai un bramìto potentissimo che fece tremare la terra.

Bovino ripiegò la coda nell’apposita sede e fuggì via, facendo caì caì come un cane. Era proprio uno stupido lupo senza nessuna dignità.

Dovevo allontanarmi alla svelta, prima che arrivasse tutto il branco, ma potevo contare sulla mia andatura, molto più veloce di quella di un lupo.

Ormai lontano, mi soffermai a riflettere sull’accaduto.

Alla base del mio nome scientifico deve esserci un episodio del genere.

Sapete, il nome Grizzly non mi dispiace, anzi. Pronunciato alla maniera francese, Grisslì, è anche simpatico. Il nome scientifico, Ursus Arctos Horribilis, invece no: Orso Orso Orribile... mah!

Immaginai l’antenato che, tanti anni prima, correva all’amore dell’antenata.

Si era trovato la strada sbarrata da uno studioso spelacchiato, dall’aspetto dimesso e lo sguardo bovino (vi dico che ci sono!).

Non voleva scansarsi, lo studioso bovino, e l’antenato dovette esibirsi nel consueto show.

Forse gli antichi orsi lo facevano anche meglio. In quell’epoca avevano ancora il tempo, e la voglia, di fare le cose per bene.

Lo studioso, spaventato, fuggì. Quando si ricongiunse col branco, raccontò:

- Ho visto un orso! -

- Un orso? -

- Si, si, un orso! -

- E com’era? -

- Molto grosso. Era proprio un orso: un orso orso, orribile! -

Pensava di essere bello, lui.