GIOCHI D’ADULTI
di Daniela
Quarta
La povera cagna saltò fuori dal
nascondiglio. Si guardò attorno con secchi scatti della testa e cominciò a
correre lungo la strada. Una strada che sembrava non finire mai, di un bel
grigio perla iridescente fiancheggiata da alberelli verdissimi e casette rosa,
celesti e gialle.
Doveva percorrerla tutta, quella
strada. Doveva arrivare sino in fondo se voleva salvare i quattro cuccioli
nascosti nella cava abbandonata. Ma fatti pochi passi ecco il grosso autotreno
rosso e bianco sbucare all’improvviso dalla curva e manovrare in modo da
investirla: riuscì a schivarlo. Fuggendo a destra e sinistra, per fortuna la
cagna riuscì a schivare le manovre che il bisonte della strada faceva per
schiacciarla sotto le ruote. Dopo un’ultima sterzata anch’essa andata a vuoto,
finalmente l’autotreno proseguì.
“Ha visto?” chiese eccitato l’ometto
con i baffi. “Ha visto com’è riuscita a svicolare, quella bestiaccia? Ora
guardi, guardi attentamente” disse al signore compassato che sedeva al suo
fianco.
Questi tacque.
La cagna riprese la corsa sotto il sole
cocente. Trascorsi tre secondi esatti, da un punto invisibile sbucò fuori un
uomo armato di fucile che prese a spararle contro.
La povera bestia zigzagava tra le
pallottole. L’espressione era terrorizzata, guaiva. Guaiva e correva. Ma prima
di riuscire a portarsi fuori della linea di tiro un colpo la raggiunse al
fianco.
“Ecco, vede? Ora è ferita!” esclamò
ridendo l’ometto con i baffi. “Se la pallottola l’avesse presa alla testa o al
cuore sarebbe morta. Invece ha ripreso a correre, vede?” Indicò l’animale di
nuovo in fuga.
Il signore compassato aggrottò le
sopracciglia con riprovazione, ma tacque.
La cagna superò le ultime casette
multicolori e si addentrò nel deserto. Trascorsi altri tre secondi esatti, una
muta di coyotes, disposti in perfetta simmetria lungo la strada grigio perla
iridescente, le si pararono di fronte pronti ad attaccare.
La povera cagna chiamò a raccolta le
forze per studiare il modo di superarli senza che le saltassero addosso. Poteva
farcela. In fondo, era come schivare le sterzate dell’autotreno e le
pallottole. Se fosse riuscita a impedire che l’aggredissero, poi sarebbe stata
vicinissima alla cava e ai piccoli.
“Una volta arrivata là, prima di
entrare nel cunicolo dove sono i cuccioli dovrà salvarsi da una frana” spiegò
l’ometto con i baffi al signore sempre meno compassato. “Ma se impiegherà più
di un certo tempo per evitare i massi in caduta, i cuccioli, uno ogni cinque
secondi, cominceranno a morire di fame. Più ne moriranno più il giocatore
accumulerà penalità, come avviene tutte le volte che le ruote dell’autotreno
sfiorano o feriscono la cagna, o tutte le volte che viene colpita da una
pallottola, o se un coyote riesce ad azzannarla e i massi della frana a
colpirla. Insomma, a meno che non muoia e subentri subito un altro giocatore,
ogni volta che la cagna subirà un danno chi sta giocando perderà punti”
concluse l’ometto, continuando a manovrare i pulsanti del videogioco che aveva
progettato. “Che gliene pare?” chiese speranzoso al signore ormai stravolto che
fungeva da supervisore. “Non è grandioso? Sapendo come funziona oggi la nostra
societa, non le sembra un’idea eccellente lanciare una linea di videogiochi riservata
a un certo tipo di adulti?”
L’interlocutore continuò a tacere, ma
pensò con terrore al secondo videogioco ancora da visionare.
“Che, le posso assicurare, sarà ancora
più coinvolgente. Assolutamente eccitante, mi creda. Lì il soggetto è una gran bella
bambina” disse in un sussurro l’ometto con i baffi. L’espressione era
allucinata. “E si sa, di questi tempi, i bambini...” diede una gomitata
complice al supervisore e ridacchiò. “Mi chiedo cosa inventeremo dopo di loro
per divertirci.”
“Lei nulla, glielo garantisco” rispose
finalmente il supervisore afferrandolo per il collo e stringendo con tutte le
sue forze.