UNA GIORNATA BESTIALE
di Raimondo
Rotondi
“Ogni mattina, in Africa, si svegliano un leone ed una gazzella. Il leone sa che deve correre più forte della gazzella, altrimenti morirà di fame. La gazzella sa che deve correre più forte del leone, altrimenti sarà mangiata. Che tu sia leone o gazzella, appena sveglio, comincia a correre.“
Leoni e gazzelle non avrebbero mai
letto il cartello cretino che avevo di fronte. A seguirne i consigli, sarebbero
morti in breve tempo di fame e fatica,
correndo invano sotto il tremendo sole dell’Africa.
Le leggi naturali, mai scritte, non
hanno bisogno di cartelloni pubblicitari.
Se ne avessero bisogno, scriverebbero:
“Il leone sa che la gazzella deve avere il tempo di pascolare e trasformare
l’erba in bistecche. La gazzella sa che deve mangiare, con calma, l’erba
migliore ed assimilarne tutti i principi nutritivi. Sarà così in salute, in
forze e più veloce del leone, quando verrà il momento di correre. Soltanto
allora, e per lo stretto necessario, tutti e due correranno e… vinca il
migliore! Quindi: se sei leone aspetta, se sei gazzella pascola.”
Il proprietario del negozio aveva
esposto il frenetico cartello cretino, perché era la frenesia in persona. In
quel momento rimbalzava come una palla da flipper fra gli scaffali.
Non si capiva cosa stesse combinando.
Ero l’unico cliente e non avevo chiesto
niente di speciale. Eppure aveva già percorso dieci chilometri, risposto a
quattro telefonate, litigato con qualcuno che non vedevo, pigiato più volte i
tasti del computer per poi, subito, sparire di corsa e tornare, di corsa, per afferrare un catalogo dal
banco e sparire di nuovo, sempre di corsa.
Lo guardavo sbigottito. Chissà cosa
combinava, col negozio pieno di gente!
Il cartello, intanto, stimolava la
fantasia.
Riteneva, il commerciante dal piè
veloce, di essere leone o gazzella?
Pensai al leone, tanto maestoso e
regale da essere soprannominato “Re della foresta”, pur vivendo nella savana.
Presidente della savana? Più moderno,
ma non piacerebbe.
Il leone, comunque, non c’entrava
niente.
Forse gazzella? Un’aggraziata farfalla
che salta come avesse le ali, il cui nome significa “affettuosa”.
No, l’amico non sembrava una farfalla
affettuosa.
Faceva pensare di più ad una iena.
L’associazione d’idee non mi stupì. Il
tizio, per niente simpatico, mi stava facendo perdere un sacco di tempo.
Lo intravidi in fondo al negozio,
sempre di corsa, con quell’andatura svelta, guardinga e caracollante. Era una
iena, senza ombra di dubbio.
Ed io? Scartai leone e gazzella per una
carrellata d’altri animali. Alla fine optai per l’orso. Si, l’orso mi
somigliava. Anzi, ero proprio un orso. Un magnifico orso grigio precisai,
pensando al colore dei capelli.
Entrava, in quel momento, un altro
cliente: massiccio, tarchiato, fronte bassa, riga centrale. Non potevo
sbagliarmi: un bufalo africano.
Subito dopo entrò un ippopotamo.
L’avrebbe riconosciuto chiunque.
La “iena” correva, trafelata ed
inconcludente, mentre il suo negozio si trasformava in uno zoo.
Le “iene currens” vanno di fretta e
tutti sono costretti ad aspettarle.
Cominciavo a spazientirmi. Anche il
bufalo alle mie spalle scalpitava e sbuffava in modo preoccupante.
Alla fine la iena si decise. Arrivò
sorridendo (sorridendo?), con due scatolette fra le zampe anteriori. Ne aprì
una, con l’aria di mostrare il diamante più prezioso del mondo: - “Sei
fortunato! E’ rimasto soltanto questo.” -
Presi il pezzo con le mie zampe anteriori, munite di poderosi artigli, e
lo scrutai.
La iena non poteva sapere che conoscevo quell’articolo da quando era una
bozza di progetto.
Quello, infatti, era un pezzo di
scarto. Incredibile!
Non poteva aver superato il controllo
qualità. Aveva difetti macroscopici.
La iena mi guardava perplessa. Aveva
sentito un rumore sospetto nella savana.
Stavo per parlare, ma qualcosa mi
fermò.
Le iene perplesse hanno un aspetto
minaccioso. Fargli domande imbarazzanti può essere pericoloso, anche per un
grizzly.
Le iene sono animali misteriosi, di cui
si sa poco e niente. Il pezzo difettoso in vendita era un altro dei loro misteri.
Mi rassegnai a chiedere il prezzo. La
iena, finalmente ridens, sparò un’impressionante cifra assurda.
Bufalo ed ippopotamo scalpitarono e
sbuffarono, meravigliati e nervosi.
- Ma sei scema? - Pensai.
Non era scema. La furbissima iena
puntava a far morire d’infarto i clienti, per poi divorarne i cadaveri,
immagino.
- C’è anche quello commerciale - Disse
con aria conciliante - che, detto tra noi, è migliore e costa meno. -
“Il migliore che costava meno” era la
brutta imitazione di una pessima copia e costava un’assurdità. Posai sconsolato
quel coso sul bancone e grugnii in segno di saluto, mentre imboccavo la porta.
Noi grizzly non facciamo mai affari con
le iene; un motivo deve pur esserci.